I graffiti di Venezia (Lineadacqua Edizioni) è il primo libro sui graffiti di Venezia, un immenso patrimonio fino a oggi sconosciuto, uno sguardo inedito su una città ancora da scoprire. Un lavoro imponente ad opera dello scrittore e narratore di Venezia Alberto Toso Fei e della storica Desi Marangon che hanno mappato oltre 6.000 graffiti storici – fra quelli ancora leggibili – in 5 anni di ricerca: 30 capitoli, una selezione di oltre 350 immagini, tra rilievi grafici e fotografie scattate da Simone Padovani, accompagnate da una narrazione accurata e avvincente su una Venezia ancora tutta da scoprire.
Sì, perché la storia di Venezia – e con essa le sue storie – è graffita sui suoi muri. Che mostrano figure umane, volti, nomi e date; e poi navi, gondole, cronache e croci, che – a volte da cinque, sei, settecento anni – passano inosservati mentre si percorrono i luoghi del quotidiano veneziano. È come se la storia della città e quella del mondo fossero state fissate sui muri per mano di persone che volevano che la memoria di quei fatti non andasse perduta. A Venezia, su una colonna di Palazzo Ducale, esiste un graffito in glagolitico, il più antico alfabeto slavo che precedette il cirillico, datato 1470. È stato tracciato con tutta probabilità dal primo stampatore croato, Blaž Baromic, che in laguna era venuto a imparare le tecniche di stampa; ma si possono trovare memorie che – tra Cinque e Seicento – raccontano dell’elezione di diversi dogi, o del giubilo per la costruzione del Ponte di Rialto; tra le colonne di Piazza San Marco si leggono ancora i proclami del 1848 inneggianti la Repubblica di San Marco voluta da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, quelle successive relative all’avvento dei Savoia (fino ai “W il re” risalenti al referendum monarchia-repubblica del 1946), oltre a quelle che raccontano la liberazione dal nazifascismo, che a Venezia avvenne il 28 aprile 1945, tre giorni dopo la data convenzionale. Tra i marmi antichi si legge del crollo del campanile di San Marco, descritto a matita con una scrittura veloce il 14 luglio 1902, ma anche dell’esecuzione dell’anarchico Francisco Ferrer, avvenuta pochi anni più tardi.
“I graffiti di Venezia” è un volume molto elaborato e documentato ma scritto in maniera discorsiva e destinato alla divulgazione verso un pubblico vastissimo. Confezionato con una impaginazione di grande eleganza, il volume ha poi una doppia natura, saggistico/accademica e fotografica, potendo godere – assieme ai rilievi dei segni più significativi – di centinaia di immagini realizzate dal fotografo Simone Padovani, che restituiscono i graffiti ai loro luoghi di appartenenza, con uno sguardo ampio e artistico.