I graffiti sono molto più che un po’ di vernice – o un graffio – sul muro: si intersecano con i temi legati alla storia della scrittura, alle dinamiche di potere nello spazio pubblico, al controllo sociale e infine al nostro modo di abitare la città. Argomenti molto complessi su cui non si può non avere un’opinione e che non smettono mai di far discutere. “Venezia Urbs Scripta”, volume che nasce in occasione della prima edizione del Festival dei graffiti veneziani, racconta di questo ma anche delle testimonianze di chi ha vissuto o vive a Venezia, e conserva dei ricordi personali legati ai graffiti che sono o un tempo si trovavano in città, mostrando ancora una volta come scrivere la storia sia un processo partecipato, radicato nel territorio e collettivo, in linea con l’approccio metodologico che Alberto Toso Fei e Desi Marangon hanno scelto per condurre il loro lavoro, che guarda con favore a tutti quei temi e narrazioni legati alla storia dal basso. Negli ultimi anni ha tuttavia preso corpo un interesse crescente per tutti quegli aspetti legati alla vita quotidiana delle classi popolari, alla storia della mentalità e dell’oralità, e più in generale delle marginalità. Questo nuovo modo di guardare alla storia ha fatto sì che emergessero nuovi interrogativi sul nostro passato, che spesso non trovavano risposta nelle fonti tradizionali. Per rispondere a domande nuove, bisognava trovare fonti nuove. E chi meglio dei graffiti poteva offrire queste risposte?